Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da settembre, 2025

Amministratori fedeli

  Luca 16:1-13  Or egli disse ancora ai suoi discepoli: «Vi era un uomo ricco che aveva un fattore; e questi fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. 2 Allora egli lo chiamò e gli disse: "Che cosa è questo che sento dire di te? Rendi ragione della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore". 3 E il fattore disse fra se stesso: "Che farò ora, dato che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? A zappare non son capace, e a mendicare mi vergogno. 4 Io so cosa fare affinché, quando io sarò rimosso dall'amministrazione, mi accolgano nelle loro case". 5 Chiamati dunque ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo: "Quanto devi al mio padrone?". 6 Quello rispose: "Cento bati di olio". Allora egli gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siedi e scrivi subito cinquanta". 7 Poi disse ad un altro: "E tu quanto devi?". Ed egli disse: "Cento cori di grano". Allora egli gli disse: ...

Il Nome al di sopra di ogni altro nome

Parliamo di nomi: che cos'è il nome? È molto più di una semplice etichetta; è un elemento fondamentale e complesso che svolge funzioni pratiche, psicologiche, culturali e spirituali. Chiamare una persona per nome è un atto che crea un legame e stabilisce una relazione personale. Dimostra riconoscimento e rispetto per l'individuo, attivando un senso di appartenenza che rafforza l'identità personale. Quando un genitore sceglie il nome per il nascituro, ha sempre una particolare motivazione: onorare un antenato, un santo o una figura significativa, portando così avanti un’eredità familiare; oppure vuole riflettere un augurio o un’aspettativa. La scelta del nome è un atto creativo, un "dono" che racchiude le speranze e i sogni per il nascituro. Il Nome nella Scrittura: Identità e Trasformazione L’importanza del nome nella Bibbia è evidente fin dall’inizio. La prima enfasi sul nome si trova in Genesi 2:19: « E l'Eterno DIO formò dalla terra tutti gli animali dei ca...

La Parola è il tuo destino

  Le parole che pronunciamo hanno un peso che modella la nostra esistenza. Non si tratta di una semplice metafora, ma di una verità che risuona attraverso i secoli, trovando espressione in diverse tradizioni e discipline. La Bibbia, nel libro dei Proverbi, lo dichiara senza mezzi termini: " Morte e vita sono in potere della lingua; chi l'ama ne mangerà i frutti" (Prov. 18:21). Questo verso non è un monito moralistico, ma l'affermazione di un principio cosmico: la lingua, la parola, è uno strumento di creazione o distruzione. Le nostre parole non sono suoni vuoti; sono semi che piantiamo nel terreno della nostra vita, e ciò che ne raccogliamo — frutti di vita o di morte — dipende dalla natura di quei semi. Sorprendentemente, questa idea del potere della parola non è solo religiosa; si riflette anche nel mondo scientifico. La Fisica Quantistica (anche se va interpretata con attenzione) suggerisce che il modo in cui guardiamo le cose, la nostra consapevolezza, può eff...

La Fede di Dio: Un Principio Divino in Azione

Partiamo dal comando potente e diretto di Gesù in Marco 11:22: "Allora Gesù, rispondendo, disse loro: Abbiate la fede di Dio!".   Questo non è un suggerimento o un'opzione; è un imperativo categorico. Gesù non dice semplicemente " Abbiate fede in Dio " (che è comunque fondamentale e un presupposto), ma " Abbiate la fede di Dio ". Questa distinzione linguistica è vitale. A questo punto però devo spiegare una cosa: la traduzione biblica che uso io è La Nuova Diodati, ma so che altre traduzioni hanno scelto di tradurre questa frase in: Abbiate fede in Dio. Per comprendere questa differenza di traduzioni il punto di partenza è il testo greco originale di Marco 11:22, che recita: ἔχετε πίστιν θεοῦ (echete pistin Theou). La differenza tra "la fede di Dio" e "fede in Dio" non è solo una sfumatura, ma un concetto teologico fondamentale. L'espressione chiave è πίστιν θεοῦ (pistin Theou). In greco, la parola Theou è il genitivo del sostan...

La risolutezza di Gesù

Luca 9:51 Or avvenne che, mentre si stava compiendo il tempo in cui egli doveva essere portato in cielo, egli diresse risolutamente la sua faccia per andare a Gerusalemme Tutte le volte che leggo questo passo rimango affascinata, perché mi immagino Gesù che, perfettamente consapevole di ciò che avrebbe dovuto soffrire, ha messo tutta la sua volontà per affrontarlo. Lo vedo come uno che pianta i piedi per terra e dichiara: Ok vado! Fissa lo sguardo davanti a lui, non si fa distrarre da nulla. Sono certa che da quel momento in poi la sua mente e il suo cuore erano fissi sulla gloria futura che il suo sacrificio gli avrebbe procurato. È stato l’unico modo che gli ha dato la forza necessaria per sopportare ogni sofferenza, umiliazione e rifiuto. Per comprendere bene questo stato d’animo di Gesù dobbiamo andare a leggere Isaia 50:7 Ma il Signore, DIO, mi ha soccorso; perciò non sono stato abbattuto; perciò ho reso la mia faccia dura come la pietra e so che non sarò deluso . E non avrebbe po...