A volte, una singola frase può accendere una luce potente sulla nostra realtà. Recentemente, ho sentito risuonare questa affermazione: “Dobbiamo migliorare nell’essere spiriti.”
Queste parole mi hanno scosso nel profondo, portandomi a riflettere su una verità fondamentale, eppure troppo spesso dimenticata, del nostro essere. La Bibbia ci insegna che non siamo semplicemente un corpo con un’anima; siamo, innanzitutto, uno spirito che dimora in un corpo e possiede un’anima. Eppure, ammettiamolo: dedichiamo infinitamente più attenzione e consapevolezza al corpo e alle sue esigenze, e all'anima (le nostre emozioni, la volontà, l'intelletto), che alla nostra identità più vera e profonda: lo Spirito.
È qui che risiede la radice della nostra frustrazione. È per questa disconnessione che, pur desiderando ardentemente la vittoria, ci ritroviamo a collezionare più spesso sconfitte che trionfi nella vita che chiamiamo "cristiana".
Il Limite della Vecchia Soluzione
Di fronte a queste difficoltà, il mondo religioso spesso offre una risposta basata sullo sforzo umano: "Comportati meglio," "Prega di più," "Impegnati di più," "Digiuna," "Vai in chiesa regolarmente," "Servi, offri, fai buone opere." In sostanza: sforzati di raggiungere Dio con la tua carne.
Ma lasciatemi essere schietta: tutto questo non serve a nulla! Non basterà mai a elevarci a quel livello di fede incrollabile che ci permette di vedere il cielo manifestato in terra. Questa non è la vittoria che Cristo ci ha promesso.
La vera soluzione non è uno sforzo migliore, ma una nuova prospettiva.
Nati di Nuovo: Morti al Peccato, Vivi a Dio
Per comprendere questa nuova prospettiva, dobbiamo tornare al cuore della nostra nuova nascita, magistralmente descritta dall'Apostolo Paolo in Efesini 2:1-10.
Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati, 2 nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell'aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza, 3 fra i quali anche noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d'ira, come anche gli altri. 4 Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il suo grande amore con il quale ci ha amati, 5 anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo (voi siete salvati per grazia), 6 e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù, 7 per mostrare nelle età che verranno le eccellenti ricchezze della sua grazia, con benignità verso di noi in Cristo Gesù. 8 Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, 9 non per opere, perché nessuno si glori. 10 Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo.
Eravamo in una condizione di morte assoluta: "morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati." Non eravamo semplicemente malati o deboli; eravamo totalmente insensibili, non ricettivi, spiritualmente inesistenti di fronte a Dio. La nostra attenzione era totalmente focalizzata sulla soddisfazione della carne (Romani 8:6), e la fine di quella via era inevitabilmente la morte spirituale.
Ma lode a Dio, che è ricco in misericordia e in un amore così grande (Efesi 2:4)! Egli non ci ha lasciati in quella tomba. Attraverso Suo Figlio, Gesù Cristo, ci ha vivificati con Cristo anche quando eravamo morti!
Questa vivificazione non è una semplice ripulita, è una rivoluzione totale! Le cose si sono invertite: se prima eravamo morti a Dio ora siamo viventi a Dio e morti al peccato. Non si tratta di morte fisica, ma di una morte spirituale alla tirannia del peccato.
Romani 6:7 ci rivela la verità che ci libera: “Infatti colui che è morto è libero dal peccato.”
Romani 6:11 ci invita all'azione della fede: “Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Gesù Cristo, nostro Signore.”
Il nostro vero io, il nostro spirito rinato, si è unito in modo indissolubile allo Spirito di Cristo (1 Corinzi 6:17). Siamo diventati uno con Lui. Il peccato non ha più giurisdizione, non ha più un gancio a cui aggrapparsi nel nostro spirito!
La Nostra Posizione Celestiale
Ma Paolo va oltre, rivelandoci non solo chi siamo, ma dove siamo:
“e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù.” (Efesini 2:6)
La salvezza è stata una morte, una resurrezione e, infine, una collocazione.
Non siamo seduti lì fisicamente (non ancora!), ma dal punto di vista della nostra posizione in Cristo, siamo lì! Pensate a cosa significa "posizione" nel mondo: un titolo, un'autorità, uno status. Un ambasciatore, anche se si trova in un Paese straniero, porta con sé l'autorità della sua nazione. La sua posizione non è legata al luogo in cui poggia i piedi in quel momento. Ma lui agisce in base alla sua posizione in qualunque luogo si trovi.
A noi è stata conferita un'identità gloriosa (2 Corinzi 5:17) e un'autorità di Figli di Dio, coeredi di Cristo.
La Posizione Determina la Prospettiva
E allora, perché continuiamo a lottare e a perdere?
Perché, pur avendo la posizione in cielo, persistiamo nel vivere la vita cristiana "dal basso," con la consapevolezza limitata di dove posiamo i piedi, anziché dalla consapevolezza "in alto," dal luogo di assoluta vittoria dove siamo seduti in Cristo!
Se posizionalmente siamo lì, la nostra mentalità e la nostra prospettiva devono partire da lì.
La tua posizione influenza la tua prospettiva, e la tua prospettiva cambierà le tue esperienze.
Quando siamo a terra in un aeroporto, vediamo solo una piccola porzione: aerei, carrelli, persone. Ma quando saliamo sull'aereo e decolliamo, la visuale si espande. A 10.000 metri, abbiamo una visione d'insieme, una prospettiva ampia e realistica del paesaggio.
Vogliamo una visione realistica delle nostre situazioni? Dobbiamo guardarle dalla nostra posizione in Cristo (Colossesi 3:1-3)!
Dalla Terra: Il problema sembra schiacciante, il nemico sembra invincibile, la paura è reale.
Dai Luoghi Celesti: Sono seduto con Colui che ha già vinto. Tutto è sotto i Suoi piedi. Il problema è un dettaglio nel piano più grande, il nemico è un nemico sconfitto.
La Preghiera del Riposo
Anche la nostra preghiera deve nascere da questa prospettiva celeste!
Quando preghiamo, dobbiamo assicurarci di farlo da quel luogo: un luogo di riposo, non di lotta disperata; di vittoria assoluta, non di ricerca incerta; di gioia e pace, non di lamenti.
Le preghiere non saranno più suppliche piene di punti interrogativi, ma dichiarazioni di appropriazione di ciò che Cristo ha già compiuto (2 Corinzi 1:20). Non sono richieste di ottenere una vittoria, ma ringraziamenti per la vittoria che già possediamo.
Questo è il vero significato del "dimorare in Lui" (Giovanni 15:7): vivere ogni momento, affrontare ogni situazione, e pregare con la consapevolezza della nostra posizione in Cristo.
Smettiamola di sforzarci per arrivare in cielo; è tempo di vivere dal cielo.
È tempo di migliorare nell'essere spiriti!
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