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"Perché gridi a me?" La Chiave dell'Autorità Delegata e della Collaborazione del Credente.


L'Interrogativo Divino e la Nostra Fede

Secondo te, c’è qualcosa che tu potresti chiedere a Dio con tanta fede, con suppliche e lacrime, e Dio potrebbe risponderti: «Perché gridi a me?»

Una risposta così diretta e apparentemente tagliente da parte di Dio (Colui che ci ama e ascolta sempre) non può significare disinteresse o incapacità. Il motivo è profondo e cruciale per comprendere il nostro ruolo di credenti.

Per comprendere la ragione di questo interrogativo, dobbiamo analizzare l'episodio in cui Dio pose questa domanda al Suo servitore: Mosè, al Mar Rosso.

La Crisi di Mosè: Dal Grido Ascoltato all'Azione Delegata

Il popolo in schiavitù aveva gridato (come leggiamo in Esodo 3:7) e Dio, ascoltando quel grido, era intervenuto con potenza, inviando Mosè e le dieci piaghe per liberarli. In quel momento, il grido era l'unica cosa che potevano fare; erano impotenti.

Ma la scena che troviamo in Esodo 14 è diversa. Israele, finalmente libero, si ritrova intrappolato in un vicolo cieco: il Mar Rosso davanti e l'esercito egiziano, pieno di rabbia, alle calcagna. La paura è totale. Mosè tenta di incoraggiare il popolo con parole potenti: «Non temete, state fermi, e vedrete la liberazione che l'Eterno compirà oggi per voi... L'Eterno combatterà per voi, e voi ve ne starete tranquilli» (Esodo 14:13-14).

Nonostante queste parole di fiducia pubblica, nel suo cuore, anche Mosè era tremante, probabilmente gridando a Dio in un'ultima, disperata preghiera. Ma prima che potesse proferire l'ennesima supplica, Dio rispose in modo perentorio, cambiando completamente la dinamica:

«Perché gridi a me? Di' ai figli d'Israele che si mettano in marcia. E tu alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare, e dividilo; e i figli d'Israele entreranno in mezzo al mare a piedi asciutti.» (Esodo 14:15-16)

Questa volta, Dio non dice: "Ora farò Io un altro miracolo mentre voi restate a guardare." Questa volta, l'intervento divino è subordinato e condizionato all'azione dell'uomo.

Il Principio della Collaborazione e della Delega

Il comando a Mosè ci rivela la grande verità della collaborazione. Come dice l'apostolo Paolo in 1 Corinzi 3:9: «Noi siamo infatti collaboratori di Dio (synergoi), voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.» Dio vuole che partecipiamo attivamente, che siamo co-lavoratori della Sua opera nel mondo.

Il paradosso è che la potenza è tutta di Dio – è l'Eterno che fa ritirare il mare con un vento impetuoso (v. 21) ed è Lui solo che fa crescere l'edificio spirituale. Ma la spinta iniziale deve venire da noi, in obbedienza. Mosè doveva compiere l'atto fisico di stendere la mano con il bastone e di esercitare la sua leadership ordinando al popolo di muoversi.

1. La Responsabilità di Usare l'Autorità

Il senso di «Perché gridi a me?» è chiaro: Non chiedere che Io faccia ciò che ti ho già delegato di fare!

Quando il popolo era schiavo, il grido era l'unica opzione. Ora, Mosè aveva l'autorità di conduttore e l'autorità profetica. Gridare in quel momento significava ignorare il potere che gli era stato conferito.

Dio, in pratica, dice a Mosè: "La mia parte l'ho fatta, ti ho equipaggiato e ti ho dato l'autorità. Ora è il momento di smettere di pregare e di agire! Usa il potere delegato, dai l'ordine al popolo e stendi il tuo strumento sul mare."

Se Mosè, per paura o incredulità, si fosse ritirato e avesse rifiutato di alzare il bastone, il mare non si sarebbe aperto. Quando l'autorità è conferita, Dio opera attraverso l'azione obbediente dell'uomo, non al posto suo.

2. L'Equipaggiamento è Già Nelle Tue Mani

Dio non chiede mai di agire a mani vuote. Al comando di dividere il mare, segue immediatamente l'indicazione: «Alza il tuo bastone...» (Esodo 14:16).

Quel bastone non era magico, ma era lo strumento umile che Dio aveva reso simbolo della Sua potenza. Rappresenta l'equipaggiamento spirituale, la Parola, la capacità, il dono o la risorsa che Dio ci ha già dato per l'adempimento del compito. Dio non chiede a Mosè di aspettare un nuovo segno dal cielo, ma di usare ciò che già possiede.

La Nostra Autorità Oggi

Questa lezione di Esodo si applica direttamente a noi che, in Cristo, siamo nati di nuovo. Abbiamo ricevuto un'autorità delegata e, con essa, la responsabilità di esercitarla.

Non dobbiamo gridare a Dio per risolvere problemi che Lui ci ha autorizzato a gestire, ma dobbiamo agire con fede, stendendo il nostro "bastone" (l'equipaggiamento spirituale ricevuto).

Vediamo quali sono le diverse aree in cui ci è stata data l'autorità per manifestare il Regno qui sulla terra:

  • Sul Regno delle Tenebre (Diavolo e Demoni): Gesù ha detto: «...nel mio nome scacceranno i demoni...» (Marco 16:17). Ci è stato dato il potere di camminare «su tutta la potenza del nemico» (Luca 10:19). Non dobbiamo implorare Dio contro il nemico, ma esercitare l'autorità che il nome di Gesù ci ha dato per sottometterlo.
  • Sulle Malattie e Infermità: Gesù ci ha comandato di guarire gli infermi non di pregare per loro; Guarite è un imperativo (Matteo 10:8) e ha promesso che coloro che credono «imporranno le mani agli infermi, e questi guariranno» (Marco 16:18).
  • Sulla Morte e sui Pericoli: L'autorità tocca persino la capacità di risuscitare i morti (Matteo 10:8) e di resistere a pericoli mortali, come bere veleni o prendere in mano serpenti senza subire danni (Marco 16:18). Questa è la protezione e la vita di Dio che opera attraverso di noi. Ovviamente non intende che dobbiamo andare in giro a bere veleno per dimostrare la nostra autorità, ma se ci dovessimo trovare in situazioni indipendenti dalla nostra volontà dove il nostro corpo è venuto a contatto con del veleno, abbiamo l’autorità di neutralizzarne gli effetti (Atti 28:3-5).
  • Sull'Edificazione del Regno (Predicazione e Perdono): L'autorità più grande è quella della Parola. Ci è stata delegata la responsabilità di «predicare l'evangelo a ogni creatura» (Marco 16:15), il potere di proclamare il perdono di Dio a coloro che credono (Giovanni 20:23). Non siamo noi a salvare, ma la Parola che portiamo ha l'autorità di portare la vita eterna o il giudizio, a seconda della risposta dell'uomo.
  • Sulla Natura e le Circostanze Fisiche: L'autorità delegata non si ferma alle sfide spirituali o fisiche dell'uomo, ma si estende al mondo che ci circonda. Dio ci ha dato l'autorità di influenzare le circostanze e gli elementi fisici quando agiamo con fede nel Suo Nome.

Gesù stesso ci ha dato l'esempio più vivido: quando Egli riprese i discepoli che temevano la tempesta sul lago di Galilea, li rimproverò dicendo: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» (Marco 4:40). Questo rimprovero sottintende che anche loro avrebbero potuto comandare alla tempesta, proprio come fece Lui, se solo avessero avuto la fede necessaria.

Questa autorità è stata dimostrata dai credenti nell'Antico e nel Nuovo Testamento:

Comandare agli Elementi: Pensiamo a Giosuè, che in un momento cruciale di battaglia, esercitò un'autorità senza precedenti, non pregando, ma comandando direttamente al sole di fermarsi in cielo per quasi un giorno intero (Giosuè 10:12-13).

Dominio sulle leggi fisiche: Ricordiamo l'episodio in cui Pietro, vedendo Gesù camminare sull'acqua, chiese di fare lo stesso e vi riuscì. Sebbene in seguito affondò a causa del suo sguardo distratto e della sua poca fede, l'atto stesso di camminare sulla superficie del mare dimostra che l'autorità delegata supera le leggi fisiche (Matteo 14:28-31).

Gesù riassume il potere che la fede conferisce sulla natura in una dichiarazione incredibile: «Se aveste fede quanto un granel di senape, potreste dire a questo sicomoro: “Sradicati e trapiantati nel mare”, e vi ubbidirebbe» (Luca 17:6). Il focus non è sulla preghiera, ma sull'atto di dire con autorità e fede, esercitando un potere che sradica ciò che è saldo e lo sposta in un luogo impossibile.

Questa autorità, quindi, ci permette di comandare alle montagne della nostra vita, di respingere pericoli naturali e di influenzare le circostanze per l'adempimento della volontà di Dio.

In sintesi, l'autorità delegata dal credente è un'autorità di servizio e manifestazione del Regno di Dio qui sulla terra. La lezione di Mosè al Mar Rosso è chiara: quando Dio ti ha dato l'autorità, non gridare a Lui per fare ciò che spetta a te, ma agisci con fede e obbedienza, usando l'equipaggiamento che ti è stato fornito, un potere che si estende su:

  • Il Regno delle Tenebre
  • Le Malattie e le Infermità
  • La Morte e i Pericoli
  • L'Annuncio e l'Edificazione del Regno
  • La Natura e le Circostanze Fisiche
  • L'Autorità: Non Nostra Capacità, ma Sua Potenza

A questo punto, potresti pensare che questa delega di autorità – il potere di comandare alle malattie, ai demoni, o persino alla natura – suoni esagerata, quasi arrogante, per un essere umano. Ed è qui che dobbiamo stabilire il confine fondamentale: questa autorità non è in alcun modo una peculiarità o una capacità intrinseca nostra.

Non agiamo in virtù della nostra forza, intelligenza o santità personale. Al contrario, sappiamo che siamo collaboratori fragili, come il bastone umile nelle mani di Mosè. L'efficacia di questa autorità è direttamente e totalmente legata alla nostra fede riposta in un Dio potente e immenso.

L'autorità è solo il canale attraverso cui si manifesta la Sua grandezza. Proprio perché crediamo davvero che Lui è Colui che dice di essere – il Creatore, il Guaritore, il Sovrano sul bene e sul male – compiamo con fiducia e senza esitazione quello che ci ha detto di compiere. Non stendiamo la mano con presunzione, ma con l'obbedienza di chi sa che la forza che divide le acque non è umana, ma divina. Smettiamo di gridare a Lui perché abbiamo riconosciuto che Lui ha scelto di agire attraverso di noi.

L'autorità, quindi, è il frutto visibile di una fede incondizionata nel Suo Nome e nella Sua potenza, che è l'unica vera fonte di ogni miracolo e manifestazione del Regno.

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Chi sono

Ciao a tutti e benvenuti su Pilastri della Fede! Sono Nadia Pianalto: nella vita sono moglie, mamma e nonna, ruoli che amo e che hanno arricchito il mio percorso. Ma c'è un altro aspetto della mia vita che mi sta profondamente a cuore e che desidero condividere con voi: la mia continua crescita nel cammino di fede. Sono cresciuta nella Chiesa Cristiana e per decenni ho vissuto la mia fede con grande impegno. Ero attiva nella comunità, seguivo le pratiche tradizionali e credevo sinceramente di dare il meglio. Tutto questo ha gettato le basi per la mia spiritualità e mi ha sostenuto nel mio percorso. Tuttavia, con il tempo, ho capito che c'era qualcosa in più. Pochi anni fa ho avuto una rivelazione profonda: pur amando la Chiesa, mi mancava una relazione personale e diretta con Dio. Questa non è stata una rottura con il passato, ma piuttosto un'evoluzione. Ho scoperto che una relazione con Dio si costruisce principalmente in due modi: Conoscendolo attraverso la Sua Parola, la...

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