Per cogliere l'essenza di questo racconto, ti invito, prima di proseguire in questa meditazione, a leggere attentamente i tre resoconti paralleli: Matteo 17:14-21, Marco 9:14-29 e Luca 9:37-45. Annotiamo insieme i punti di accordo e i sottili, ma cruciali, dettagli che li distinguono.
Tutti e tre gli evangelisti sono in accordo sul momento drammatico in cui si svolge l'episodio: subito dopo la discesa di Gesù dal Monte della Trasfigurazione.
C'è unanimità anche sulla natura della sofferenza del ragazzo: i sintomi descritti, sebbene Marco li riporti con maggiore intensità drammatica, puntano senza ombra di dubbio all'epilessia.
Tutti e tre sono d’accordo sul fatto che i discepoli non sono riusciti a guarirlo, loro che avevano già operato guarigioni e scacciato spiriti maligni con l'autorità delegata da Gesù, si trovano per la prima volta in ginocchio, confusi, incapaci di liberare il ragazzo. Non ne capiscono il motivo, e la loro frustrazione è palpabile.
Infine, tutti e tre i vangeli sono d’accordo sulla riprensione che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli: Oh generazione incredula e perversa, fino a quando vi sopporterò?
Questa frase di Gesù è stata così d’impatto che tutti e tre gli evangelisti l’hanno riportata praticamente identica.
Questa non è solo una sgridata; è una ripresa diretta e infuocata, che pone immediatamente l'attenzione sul vero problema: l'incredulità.
Una volta che il fanciullo è guarito dal Maestro, i discepoli, in privato, gli chiedono: "Perché non abbiamo potuto scacciarlo noi?" La risposta di Gesù si sdoppia: Prima risposta: "Per la vostra incredulità." Aggiunta: "Ora questa specie [di spiriti] non esce se non mediante la preghiera e il digiuno."
Solo Matteo riporta la parola demoni al v.21. Marco al v.29 li chiama spiriti. Luca non dice nulla a questo riguardo.
Quello che cerchiamo di comprendere è il significato della risposta di Gesù del v.21.
È su quest'ultima frase, specialmente nella versione di Matteo (v.21), che si è creata la consueta interpretazione: "Questi sono demoni più 'forti' degli altri; serve una preparazione spirituale superiore." Ma, leggendo tutto il contesto della storia e , molto importante, conoscendo anche il resto dei vangeli e il carattere dell’insegnamento di Gesù, non credo proprio che questa sia l’interpretazione corretta.
Gesù, invece, è chiaramente incentrato sull’incredulità; anche quando parla con il padre del ragazzo in Marco 9:23 cosa gli dice? E Gesù gli disse: «Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede». E il padre immediatamente risponde: Subito il padre del fanciullo, gridando con lacrime, disse: «Io credo Signore, sovvieni alla mia incredulità»
Questo padre aveva subito compreso che in se stesso c’era incredulità.
Quindi comprendiamo che il problema non erano i demoni più o meno forti, ma era l’incredulità che si manifestava in quanto la malattia del ragazzo era qualcosa che sconcertava. Se mai vi fosse capitato di vedere un epilettico in piena manifestazione comprendereste che non è affatto una bella cosa da vedere e che ci può lasciar confusi se non si ha una fede ferma e davvero matura.
Ecco che arriviamo al punto cruciale che stravolge l'interpretazione comune. Gesù, dopo aver sottolineato l'incredulità, prosegue dando una lezione magistrale sulla fede che, anche se piccola come un granello di senape è capace di spostare le montagne. E solo dopo aggiunge la famosa frase su preghiera e digiuno. Notiamo un dettaglio filologico essenziale: il termine "demoni" in Matteo 17:21 è spesso in corsivo nelle nostre Bibbie, indicando un'aggiunta successiva per chiarezza. Marco, invece, usa il termine "spiriti" (pneumata), che è più fedele all'originale greco e molto più ampio di "demoni".
Quando Gesù parla di "questa specie di spiriti," non si riferisce tanto al demone specifico che causava l'epilessia, quanto allo spirito di incredulità che aveva paralizzato i cuori dei suoi discepoli. L'incredulità, pur non essendo una singola forza demoniaca esterna che ci controlla, è uno "spirito" nel senso di una mentalità, un atteggiamento interiore che il regno delle tenebre sfrutta e alimenta per renderci ciechi alla potenza di Dio. È una barriera spirituale.
Nelle Sacre Scritture, l'incredulità è spesso associata a una condizione di cecità spirituale o di durezza di cuore che impedisce alle persone di riconoscere e accettare la verità divina (1 Corinzi 4:4). In questo senso, l'incredulità può essere vista come uno "spirito" nel senso di una mentalità o di un atteggiamento che influenza negativamente il modo in cui una persona percepisce la realtà spirituale.
Tuttavia, è importante notare che l'incredulità non è una forza esterna che controlla la persona. Piuttosto, è una scelta o una decisione che una persona prende di non credere o di dubitare. In questo senso, l'incredulità è una responsabilità personale e una sfida che ogni individuo deve affrontare nel proprio cammino di fede.
La Coesistenza di Fede e Incredulità: Un Conflitto Interiore
Qui apriamo una parentesi cruciale: la fede e l'incredulità possono dunque, coesistere?
Marco 9:23-24 ci offre una risposta sorprendentemente onesta. Dopo che Gesù afferma: "Tutto è possibile a chi crede," il padre del fanciullo grida: "Io credo, Signore; sovvieni alla mia incredulità!"
Questo grido è uno dei passaggi più profondi dei Vangeli:
Il padre aveva fede sufficiente per fare un lungo viaggio, cercare Gesù e credere che Lui potesse fare qualcosa. Questo è il seme della fede.
Ciononostante, c'era una parte del suo cuore che era paralizzata dalla gravità e dalla persistenza del problema. Il suo sguardo era diviso tra la realtà di Dio (la fede) e la cruda realtà del problema (l'incredulità).
Fede e incredulità sono due forze contrarie che lottano dentro di noi. La forza dominante, quella che prevale in un dato momento, determina il risultato. La fede è la certezza, l'incredulità è il dubbio; quando il dubbio è più forte, l'autorità spirituale viene bloccata.
Questa condizione si manifesta in noi ogni volta che, di fronte a una promessa di Dio, crediamo fermamente con la mente, ma la nostra reazione emotiva a un sintomo o una difficoltà ci fa pensare immediatamente che "la guarigione non ha funzionato" o che "la promessa non si realizzerà".
Preghiera e Digiuno: Armi Contro l'Incredulità
A questo punto si chiarisce il vero motivo per cui Gesù ha legato la liberazione di "questa specie" di spiriti alla preghiera e al digiuno. Non si trattava di demoni più potenti, ma di una incredulità più radicata nei cuori dei discepoli.
Gesù non li accusa di non avere abbastanza autorità; li accusa di non avere abbastanza fede per esercitarla.
L'Obiettivo del Digiuno
Il digiuno, biblicamente, non è un modo per guadagnare "punti spirituali" o per aumentare l'autorità conferita da Cristo:
L'autorità sui demoni è stata data da Cristo nel Suo Nome (Luca 10:19); è un dono spirituale e non è soggetta ad aumenti o diminuzioni basati sulle nostre pratiche ascetiche. O la usiamo o non la usiamo.
Il digiuno serve a mortificare la carne e le sue dipendenze, a umiliare l'io e a rendere i nostri sensi fisici meno dominanti. Esso sposta il nostro focus dai sensi fisici (la visione terrificante e sconcertante dell'epilessia, la paura del fallimento) ai sensi spirituali (la certezza della Parola di Dio e l'autorità ricevuta).
Perciò, la preghiera e il digiuno di cui parla Gesù erano il mezzo per:
Sconfiggere lo "Spirito di Incredulità": In quanto mentalità o atteggiamento interiore che aveva contaminato la loro mente e il loro cuore.
Attivare la Fede: Consentire ai discepoli di vedere la situazione attraverso la lente della realtà di Dio e dell'autorità che avevano ricevuto, e non attraverso la lente della paura e dell'evidenza fisica.
Gesù stesso è la prova definitiva di questa interpretazione. Se fosse stato necessario un "caricamento spirituale" (preghiera e digiuno) per affrontare quel tipo di demone, Gesù avrebbe dovuto ritirarsi con il padre del fanciullo. Invece, Egli scaccia lo spirito immediatamente, senza indugio, perché in Lui non c'era incredulità. La Sua fede era totale, e di conseguenza, la Sua autorità era esercitata pienamente.
Ora tu mi dirai, ma Lui era Gesù, non ne aveva bisogno. Se Gesù non ne aveva bisogno non ne avevano bisogno neppure i discepoli perché Gesù ha dato loro la Sua autorità per fare quello, quindi comprendiamo che il problema è un altro, non sono i demoni ma la loro incredulità.
L'incredulità, dunque, è il vero nemico che ci impedisce di vivere e operare nel potere di Cristo. Preghiera e digiuno sono i mezzi essenziali per sconfiggerla, rendendo i credenti pienamente idonei a esercitare l'autorità data loro su tutti gli spiriti maligni.
Luca 10:19: "Ecco, io vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico; e nulla potrà farvi del male."
Conclusione: Il Vero Ostacolo è l'Incredulità
Questo studio sulla guarigione del fanciullo epilettico (Marco 9:14-29) rivela che il vero ostacolo alla liberazione non erano i demoni "più forti", ma l'incredulità radicata nel cuore dei discepoli.
L'Incredulità è il Nemico Principale: Gesù rimprovera la "generazione incredula" e lega il fallimento dei discepoli alla loro mancanza di fede (Matteo 17:20). L'incredulità agisce come un blocco che impedisce al credente di esercitare l'autorità assoluta già ricevuta da Cristo (Luca 10:19).
Fede e Incredulità Coesistono: Il grido del padre, "Io credo, Signore; sovvieni alla mia incredulità!", evidenzia che la fede può coesistere con il dubbio, ma la forza prevalente (l'incredulità) paralizza l'azione spirituale.
Preghiera e Digiuno: Questi strumenti non servono a potenziare l'autorità di Cristo, ma a sconfiggere l'incredulità interiore. Essi umiliano la carne e deviano il focus dai sensi fisici (paura, evidenza del problema) ai sensi spirituali (la certezza della Parola e dell'autorità).
Gesù, operando istantaneamente senza preghiere o digiuni preliminari, ha dimostrato che una fede completa è tutto ciò che è necessario per esercitare pienamente l'autorità spirituale su ogni forza del male.
Commenti