Passa ai contenuti principali

Oltre la spiritualità: Il ruolo del corpo nella nostra fede (seconda parte)


Nell’articolo precedente ho cercato di spiegare il ruolo del nostro corpo, vorrei approfondire ulteriormente questo argomento.

L’apostolo Paolo ne parla in modo dettagliato nella sua epistola ai Romani, ed è proprio grazie a ciò che ci ha trasmesso che abbiamo potuto comprendere la dinamica della nostra nuova nascita, dell’uomo nuovo, del ruolo dello Spirito e di Cristo in noi. In tutto questo il nostro corpo fisico ha un ruolo importante, non tanto nel senso di essere onorato e innalzato, ma quanto alla sua utilità come tempio.

Abbiamo detto nell’articolo precedente che il corpo è la parte di noi che ci mette a contatto con il mondo, il nostro vero essere è spirituale, la nostra identità non è il corpo ma lo spirito, noi siamo ciò che è stato creato in Cristo quando siamo nati di nuovo, non apparteniamo più a questo mondo naturale ma apparteniamo al cielo, qui siamo solo dei pellegrini in viaggio per tornare a casa. Durante questo viaggio ci sono opere da compiere, perché è un viaggio con uno scopo. 

Gesù parlando a Nicodemo ha detto una cosa sconvolgente che ci fa riflettere: Giovanni 3:13 Or nessuno è salito in cielo, se non colui che è disceso dal cielo, cioè il Figlio dell'uomo che è nel cielo.

Gesù era in quella notte, là con Nicodemo, era in carne e ossa, con la sua tunica e i suoi sandali impolverati ai piedi ma dice:  cioè il Figlio dell'uomo che è nel cielo. È straordinario! 

Gesù era perfettamente consapevole della sua vera identità, e sapeva che quell’identità non era il suo corpo in terra ma era colui che proprio in quel momento era nel cielo. Questa stessa realtà spirituale è anche la nostra. Grazie a Cristo, in questo momento, noi credenti siamo già "fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù" (Efesini 2:6). Questo è un concetto umanamente incomprensibile, ma è la verità della nostra nuova identità, una verità che non dobbiamo mai dimenticare.

Gesù, dopo essere asceso al cielo e essersi seduto alla destra di Dio (Marco 16:19), continua a operare sulla Terra attraverso la sua chiesa, che è il suo corpo. La chiesa ha il compito di portare il Regno di Dio a tutte le genti. Noi siamo la sua bocca per predicare, le sue mani per guarire e i suoi piedi per raggiungere chi è lontano. Siamo coloro che portano l'immagine di Dio e mostrano Cristo vivente al mondo. Tutto questo è visibile attraverso il nostro corpo, che è la parte di noi che il mondo vede.

Custodire il nostro corpo

Comprendendo l'importanza del nostro corpo, che Cristo ha acquistato a un prezzo incalcolabile, dobbiamo sentirci responsabili di custodirlo bene. L'apostolo Paolo ci insegna come farlo in Romani 6:11: "Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore." (Consiglio la lettura di tutto il capitolo)

La prima cosa è considerarci morti al peccato perché siamo stati crocifissi con Cristo, per cui smettiamo di considerarci dei peccatori che cercano di sopravvivere tra un peccato e l’altro perché (v14) il peccato non ha più potere su di voi, perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia

Il fatto di essere sotto la grazia non ci dà licenza di peccare, piuttosto ci rende consapevoli che il peccato ha perso completamente il suo potere su di noi e noi ora possiamo non peccare.

Potrebbe sembrare un'affermazione difficile da accettare, specialmente per chi è abituato a una mentalità religiosa, ma è ciò che la Parola di Dio dichiara. Romani 6:10-11 ci mette sullo stesso piano di Cristo: "Perché, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta per sempre; ma in quanto egli vive, vive a Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore." Tutto ciò che è vero per Cristo è vero anche per noi, perché siamo in Lui.

In Galati 2:20, Paolo ribadisce: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me." 

Se Cristo vive in me, Egli può forse peccare? Ovviamente no. Questa verità si realizza in noi solo nella misura in cui comprendiamo e crediamo veramente nell'opera compiuta da Cristo. Altrimenti, rimaniamo legati alla vecchia vita, regolata dalle leggi.

In quest’ottica, torniamo a Romani 6. Al v. 12 dice: Non regni quindi il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze

Ora questo passo è spesso compreso in questo senso: Fai in modo di non persistere nel peccato. Questo vuol dire che qualche peccato lo facciamo per forza perché siamo umani, ma dobbiamo fare attenzione a non persistere in quel peccato. A questo punto mi chiedo: Ma cosa vuol dire persistere, quante volte posso fare quel peccato? Una volta e poi la seconda non va più bene? E se cado in quel peccato tre volte cosa succede? O forse si fa il processo alle intenzioni: se hai peccato volontariamente allora è grave, se lo hai fatto involontariamente non lo è. Ricordiamoci che nell’Antico Patto dovevano offrire sacrifici per il peccato sia volontario che involontario, e anche per i peccati di ignoranza! Questo significa che non c’è differenza, il peccato è peccato e basta! Questa interpretazione basata sulle regole porta a un senso di fallimento.

La realtà è che ogni volta che cediamo a un peccato, gli stiamo permettendo di regnare su di noi. Romani 6:16 afferma: "Non sapete voi che, a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite: o del peccato per la morte, o dell'ubbidienza per la giustizia?

L'atto di "offrirsi" è una scelta deliberata, non una forzatura.

Andiamo avanti al v.13 Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d'iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia.

Qui, ribadisce ancora meglio il concetto  Non prestate le vostre membra al peccato. Il prestare implica che qualcuno te lo chiede: Per favore mi presti…. E io decido se prestarglielo o no.

Il nemico ci tenta e ci dice: Mi presti la tua bocca che devo criticare il tizio? E io dico: Sì certo! Fai pure! E mi metto a sfornare critiche.

Oppure, sono arrabbiata per qualcosa, il nemico arriva e dice: Prestami la tua bocca così ti faccio sfogare e poi stai meglio! 

Capisci cosa voglio dire? Non prestate le vostre membra al peccato come strumenti d'iniquità, è una scelta volontaria. Ora abbiamo lo Spirito Santo che vive in noi, ogni volta che stiamo per prestare le nostre membra al peccato, c’è un vocina, a volte un piccolissimo sussurro in noi che dice: Non farlo! Se decido di non ascoltare, io sto volontariamente peccando, prestando le mie membra al peccato e permettendo ad esso di regnare sulla mia vita.

v.16 Non sapete voi che a chiunque vi offrite come servi per ubbidirgli, siete servi di colui al quale ubbidite, o del peccato per la morte, o dell'ubbidienza per la giustizia?

Paolo continua la sua esortazione con un imperativo potente: "ma presentate voi stessi a Dio, come dei morti fatti viventi, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia" (Romani 6:13).

Dopo averci invitato a non prestare le nostre membra al peccato, l'apostolo ci indica il passo successivo e, soprattutto, la scelta che abbiamo di fronte. Questo non è un consiglio, ma un comando che richiede un atto deliberato e volontario da parte nostra. La vita cristiana non è un'esperienza passiva, ma una stretta e continua collaborazione con la volontà di Dio.

Non si tratta di fare uno sforzo immenso per non peccare, ma piuttosto di compiere una scelta radicale: cambiare il "proprietario" delle nostre membra. Abbiamo una sola bocca, due mani e due piedi, un cuore e una mente e dobbiamo decidere a chi "prestarli".

Quando il nemico si avvicina con le sue tentazioni, chiedendoci di "prestargli" la nostra bocca per criticare, le nostre mani per compiere ingiustizia o la nostra mente per nutrire pensieri impuri, la nostra risposta deve essere un "No" chiaro e deciso. E il motivo di questo rifiuto non è la nostra forza di volontà, ma la nostra dedizione a Dio.

Possiamo rispondere con fiducia: "No, non posso prestarti la mia bocca, perché l'ho già presentata a Dio come strumento di giustizia. Non posso darti le mie mani, perché le ho dedicate a Lui per compiere le sue opere."

Questo atto di "presentazione" è una dichiarazione di appartenenza. È l'affermazione che il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito non sono più sotto la schiavitù del peccato, ma sono stati liberati per servire un nuovo Signore. Le nostre membra, che prima erano strumenti di iniquità, ora diventano strumenti di giustizia nelle mani di Dio per mostrare al mondo l'amore e la potenza di Cristo.

La vittoria sulla tentazione

Grazie all’opera di Cristo in noi siamo stati prima di tutto perdonati da tutti i nostri peccati passati presenti e futuri, perciò qui non si sta mettendo in dubbio il perdono e nemmeno la salvezza di ciascun credente. Ma oltre ad essere stati perdonati, siamo anche stati messi in condizione di non peccare, ma raggiungiamo questa condizione in modo concreto soltanto con il rinnovamento della mente nella conoscenza per esperienza della perfetta e gradita volontà di Dio (Romani 12:2).

Solo la Parola di Dio può darci questa conoscenza. Se vogliamo vivere senza peccare, dobbiamo conoscere la nostra identità in Cristo. Non è l'obbedienza a una serie di regole che ci darà la vittoria, perché la legge non ha mai reso nessuno perfetto. È la fede, il credere con tutto il cuore nell'opera compiuta di Cristo che ci fa entrare nella nostra nuova identità di nati da Dio. 

Come 1 Giovanni 5:18 dice: "Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; chi è nato da Dio preserva se stesso, e il maligno non lo tocca."

Quella di essere figli di Dio è una realtà straordinaria, che merita di essere approfondita. Non possiamo darla per scontata, altrimenti rischiamo di perdere le cose essenziali della nostra vera vita spirituale.

La nostra risposta: un sacrificio vivente

Tutto ciò che abbiamo esplorato finora ci conduce a una verità profonda e pratica. La nostra nuova identità in Cristo e la consapevolezza di non appartenere più a questo mondo ci spingono a una risposta concreta e quotidiana. Paolo la esprime magnificamente in Romani 12:1: "Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio; il che è il vostro ragionevole servizio."

Non si tratta più di sacrifici animali o di riti complicati, ma della presentazione di noi stessi, del nostro corpo, a Dio. Questo "sacrificio vivente" non significa rinunciare alla vita, ma piuttosto viverla appieno per Lui.

Questo studio ha dimostrato come questo sacrificio vivente non sia un concetto astratto. È la scelta deliberata e volontaria di non prestare le nostre membra al peccato, ma di presentarle a Dio come strumenti di giustizia. È la decisione di vivere la nostra identità spirituale di "morti al peccato" e "viventi a Dio", manifestando questa realtà attraverso il nostro corpo fisico.

Presentare il nostro corpo come un "sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio" significa che la nostra bocca è usata per la sua lode e per predicare il Vangelo, le nostre mani per servire gli altri e sanare, i nostri piedi per portare la Buona Notizia e il nostro cuore per amare Dio e i nostri simili. 

Il nostro intero essere diventa un'offerta di adorazione. Non sono le nostre opere a salvarci, ma sono la testimonianza visibile dell'opera che Cristo ha già compiuto in noi.

In definitiva, questo versetto è la conclusione logica e la somma pratica di tutto il nostro percorso. Il sacrificio vivente del nostro corpo è l'espressione tangibile della fede che professiamo e dell'identità che abbiamo ricevuto in Cristo. 

Commenti

Post più popolari

Chi sono

Ciao a tutti e benvenuti su Pilastri della Fede! Sono Nadia Pianalto: nella vita sono moglie, mamma e nonna, ruoli che amo e che hanno arricchito il mio percorso. Ma c'è un altro aspetto della mia vita che mi sta profondamente a cuore e che desidero condividere con voi: la mia continua crescita nel cammino di fede. Sono cresciuta nella Chiesa Cristiana e per decenni ho vissuto la mia fede con grande impegno. Ero attiva nella comunità, seguivo le pratiche tradizionali e credevo sinceramente di dare il meglio. Tutto questo ha gettato le basi per la mia spiritualità e mi ha sostenuto nel mio percorso. Tuttavia, con il tempo, ho capito che c'era qualcosa in più. Pochi anni fa ho avuto una rivelazione profonda: pur amando la Chiesa, mi mancava una relazione personale e diretta con Dio. Questa non è stata una rottura con il passato, ma piuttosto un'evoluzione. Ho scoperto che una relazione con Dio si costruisce principalmente in due modi: Conoscendolo attraverso la Sua Parola, la...

La Fede Preziosa e la Grazia Moltiplicata (Terza Parte)

  2Pietro 1:1-12 Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo: 2 grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, nostro Signore. 3 Poiché la sua divina potenza ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà, per mezzo della conoscenza di colui che ci ha chiamati mediante la sua gloria e virtù, 4 attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza. 5 Anche voi per questa stessa ragione, usando ogni diligenza, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, 6 alla conoscenza l'auto-controllo, all'auto-controllo la perseveranza, alla perseveranza la pietà, 7 alla pietà l'affetto fraterno e all'affetto fraterno l'amore...

I Fondamenti della Vita Cristiana

Questo libro, I Fondamenti della Vita Cristiana, basato su Ebrei 6:1-2, è una guida essenziale per chi desidera costruire una fede solida e duratura. Spesso ci sentiamo bloccati, confusi o insicuri nel nostro cammino spirituale. È il momento di approfondire quelle verità che ci permetteranno di crescere, prosperare e vivere una vita piena in Cristo. Attraverso insegnamenti profondi, chiari e pratici, sarai condotto a riscoprire i principi fondamentali che ogni credente dovrebbe conoscere e applicare. Questa guida non ha la pretesa di essere completamente esaustiva, ma vuole offrire uno spunto prezioso e una direzione chiara per il tuo percorso di fede. Preparati a rafforzare le tue radici, a superare gli ostacoli e a sperimentare la pienezza della vita che Dio ha in serbo per te. Puoi acquistare questo libro qui:  https://www.amazon.it/dp/B0FHWL3DBK