La storia di Saul, il primo re d'Israele, è un monito potente e una profonda lezione sull'importanza dell'ascolto e dell'obbedienza totale alla voce di Dio. Quella che inizialmente sembrava una benedizione gloriosa si rivela essere, attraverso le azioni di Saul, la sua rovina. Analizziamo i passaggi chiave per cogliere l'essenza di questa verità.
"Fa' Ciò Che l'Occasione Richiede" (1 Samuele 10:7-8)
Dopo aver unto Saul come re, Samuele gli profetizza una serie di segni che avrebbero confermato l'unzione divina e la discesa dello Spirito Santo su di lui. L'ultimo di questi segni era che Saul stesso avrebbe profetizzato insieme a un gruppo di profeti. Dopo che questi segni si fossero avverati, Samuele gli dice: "fa' ciò che l'occasione richiede, perché DIO è con te."
A prima vista, questa affermazione appare estremamente positiva e incoraggiante. Sembra dare a Saul carta bianca, forte della presenza e della benedizione di Dio. Tuttavia, subito dopo, Samuele impartisce un secondo comando specifico e condizionato: "Poi scenderai prima di me a Ghilgal; ed ecco io scenderò da te per offrire olocausti e immolare sacrifici di ringraziamento. Tu aspetterai sette giorni finché io venga da te e ti faccia sapere ciò che devi fare» (1 Samuele 10:8).
Qui sta il fulcro del problema di Saul. Egli non ha compreso la priorità cruciale del secondo comando. La sua mente si è aggrappata alla libertà apparente del "fa' ciò che l'occasione richiede", interpretandola come un'autorizzazione a bypassare istruzioni specifiche. Saul ha ragionato così (1 Samuele 13:8-9): Samuele non è arrivato nel giorno stabilito, il popolo si sta disperdendo, i Filistei si stanno radunando. L'occasione richiede un'azione immediata. Dio è con me, sono il re, ho la responsabilità. Dunque, devo fare io l'olocausto.
Le sue motivazioni, umanamente parlando, non sembravano affatto "storte". Erano motivate dalla leadership, dalla necessità percepita e da un (falso) senso di responsabilità. Si basava sul fatto di essere unto, sulla presenza di Dio, e sulla libertà di agire. Ma, purtroppo, non sulla specifica e vincolante istruzione di aspettare.
La Caduta di Saul: Il Sacrificio della Disobbedienza (1 Samuele 13:10-14)
L'esito è devastante. Non appena Saul finisce di offrire l'olocausto, arriva Samuele. La domanda di Samuele è diretta: "Che cosa hai fatto?". E la giustificazione di Saul è un tentativo disperato di razionalizzare la sua disubbidienza, evidenziando le pressioni esterne e la sua percezione del pericolo imminente.
La risposta di Samuele è categorica: "Tu hai agito stoltamente; non hai osservato il comandamento che l'Eterno, il tuo DIO, ti aveva prescritto." La conseguenza è terribile: il regno di Saul, che avrebbe potuto essere stabilito in perpetuo, viene interrotto. Dio avrebbe cercato un uomo secondo il Suo cuore. Saul aveva perso tutto per una disobbedienza che, ai suoi occhi, sembrava giustificata da "buone" motivazioni.
Questo ci interpella profondamente. Quante volte anche noi agiamo di "testa nostra", fregiandoci del nome di Dio o di promesse generiche ("Dio è con me, sono Suo figlio"), senza però stare al continuo ascolto di Lui per ricevere direzione ogni giorno? Crediamo che la nostra urgenza o la nostra "logica" prevalgano sull'attesa e sull'obbedienza specifica. Il rischio è ritrovarsi come Saul: la nostra influenza spirituale si esaurisce, i nostri figli possono allontanarsi dalla fede, il nostro parentado non si converte, e le promesse di Dio, che spesso sono condizionate all'obbedienza, non si adempiono per noi. L'affermazione "Credi e sarai salvato tu e tutta la casa tua" (Atti 16:31) non è una licenza per agire senza ascolto, ma una promessa che si radica nella fede e nell'obbedienza che ne consegue.
La Seconda Possibilità e la Definitiva Rottura (1 Samuele 15:1-23)
Nonostante la prima disubbidienza, Saul ha una seconda opportunità. Samuele viene nuovamente inviato con un comando divino estremamente chiaro: "Ora va', colpisci Amalek e vota allo sterminio tutto ciò che gli appartiene senza avere alcuna pietà di lui..." (1 Samuele 15:3). Il comando inizia con un'esortazione cruciale: "ascolta le parole dell'Eterno." L'ascolto di Dio è la base della nostra vita, del nostro successo, dell'esaudimento delle nostre preghiere e della salvezza della nostra casa.
Ma Saul cosa fa? Sconfigge gli Amalekiti, ma risparmia Agag, il re, e il "meglio delle pecore e dei buoi, gli animali grassi, gli agnelli e tutto il meglio" (1 Samuele 15:9). Ancora una volta, le sue motivazioni erano apparentemente "nobili": voleva offrire il meglio in sacrificio all'Eterno. Ragionava: "Perché sterminare anche il meglio? Voglio fare un regalo al mio Dio! Nel bel mezzo della battaglia ho pensato a Lui, voglio offrirgli un sacrificio di valore."
Ma per quanto potesse sembrare un pensiero pio, non era quella la volontà di Dio. Non era quello che Lui aveva comandato. La risposta di Samuele è uno dei passaggi più potenti delle Scritture: "Gradisce forse l'Eterno gli olocausti e i sacrifici come l'ubbidire alla voce dell'Eterno? Ecco, l'ubbidienza è migliore del sacrificio, e ascoltare attentamente è meglio del grasso dei montoni." (1 Samuele 15:22).
La ragione è semplice ma profonda: "Poiché la ribellione è come il peccato di divinazione, e l'ostinatezza è come il culto agli idoli e agli dèi domestici. Poiché hai rigettato la parola dell'Eterno, anch'egli ti ha rigettato come re." (1 Samuele 15:23). Di fronte a questa sentenza, Saul continua a giustificarsi, dimostrando la sua incapacità di fermarsi e ascoltare le direttive divine.
L'Essenza della Vita Cristiana: Ascolto e Dettaglio
Questo ci porta alla conclusione inevitabile: la maggior parte delle promesse di Dio nella Sua Parola sono condizionate. Non possiamo pretendere di agire di testa nostra ed essere comunque benedetti. Non siamo noi a dettare le regole, è Lui. Dio gradisce sopra ogni altra cosa l'obbedienza, perché senza obbedienza c'è ribellione, e la ribellione è equiparata alla divinazione, un peccato gravissimo perché usurpa l'autorità divina. Per ubbidire, occorre prima di tutto ASCOLTARE. Senza un ascolto attento e continuo, non ci può essere obbedienza.
Impariamo a stare all'ascolto di Dio in tutto, fin dalle più piccole cose della nostra vita quotidiana. E quando Dio ci risponde e ci indica cosa fare, vediamo di farlo nel dettaglio, esattamente come Lui ce lo ha comandato.
Il Processo della Rivelazione: Parola e Spirito
Ma come ci parla Dio? Principalmente attraverso la rivelazione della Sua Parola. Il processo è chiaro: la lettura della Parola ci fornisce le informazioni; la meditazione su di essa produce la rivelazione, facendo scendere la Parola dalla mente al cuore. Dall'abbondanza del cuore parla la bocca (Matteo 12:34), e così anche il nostro parlare diventerà un seminare secondo la Parola che ha il potere di trasformare il mondo fisico intorno a noi.
È cruciale ricordare che nessuna rivelazione è indipendente dalla Parola scritta. Dio non andrà mai contro la Sua Parola, perché Dio è un Dio di Parola e cammina sempre sui binari della Sua verità immutabile.
La storia di Saul è un severo richiamo a non confondere la presenza di Dio con la libertà di agire a nostro piacimento. La vera benedizione e la continuità del Regno dipendono dalla nostra costante, umile e dettagliata obbedienza a ciò che Dio ci rivela.
Ascolto e Obbedienza nel Nuovo Patto: La Grazia che Trasforma
La storia di Saul è un monito potente dalle Scritture del Vecchio Patto, ma come si traduce questa lezione cruciale di ascolto e obbedienza nella realtà del Nuovo Patto, dove viviamo sotto la grazia e non più sotto la legge mosaica? Lungi dall'essere un'attenuazione della richiesta di obbedienza, la grazia nel Nuovo Patto la rende più profonda e, allo stesso tempo, più accessibile. Non si tratta di una riduzione degli standard divini, ma di un cambiamento radicale nel motivo e nella capacità di obbedire.
Non Sotto la Legge, Ma Sotto la Grazia: Un Cuore Nuovo
Nel Vecchio Patto, la legge rivelava il peccato e la debolezza umana, rendendo l'obbedienza un peso spesso insostenibile. Con l'avvento di Cristo e il Nuovo Patto, Dio ha operato un cambiamento fondamentale nel nostro cuore. Ezechiele 36:26-27 dice: "Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare secondo i miei statuti, e voi osserverete le mie leggi e le metterete in pratica."
Questa è la promessa della grazia! Non siamo più chiamati a sforzarci di obbedire a una legge esterna con le nostre sole forze, fallendo miseramente come Saul. Ora, lo Spirito Santo dimora in noi, fornendoci il desiderio e la capacità intrinseca di comprendere e obbedire alla volontà di Dio. L'obbedienza non è più un elenco di regole da spuntare per guadagnare il favore divino, ma la risposta d'amore spontanea di un figlio a un Padre che lo ha già amato e salvato.
Il Pericolo dell'Attivismo Basato sulla Performance (Ancora!)
Proprio come Saul, anche noi nel Nuovo Patto possiamo cadere nella trappola di un attivismo religioso basato sulla performance, mascherato da buone intenzioni. Potremmo dire: "Dio è con me, ho lo Spirito Santo, quindi posso fare... quell'iniziativa per la chiesa, quel servizio per i poveri, quella testimonianza in piazza." E, proprio come Saul con i sacrifici, le nostre motivazioni possono sembrare nobili: portare anime a Cristo, servire la comunità, dimostrare la nostra fede.
Esempio Pratico: Un credente zelante, magari motivato da un desiderio sincero di fare la differenza, sente di dover avviare un grande progetto evangelistico. Trascorre ore a pianificare, investe tempo e risorse, ma non dedica il tempo necessario all'ascolto dello Spirito Santo, alla preghiera profonda e alla ricerca della specifica direzione di Dio per quel momento e quel luogo. Si affida alla sua capacità organizzativa e alla sua "buona idea". Il risultato? Il progetto, pur con sforzi titanici, non porta il frutto sperato, esaurisce le energie e può portare a frustrazione e scoraggiamento, perché mancava l'olio dell'obbedienza allo specifico comando di Dio. Non era sbagliato il desiderio di evangelizzare, ma il come e il quando non erano allineati alla volontà divina.
La Vera Obbedienza: Frutto di una Relazione, Non di Uno Sforzo
Nel Nuovo Patto, l'obbedienza non è una costrizione, ma il frutto naturale di una relazione intima con Dio. Giovanni 15:5 dice: "Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me, e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla." L'obbedienza è il risultato di rimanere uniti a Cristo, ascoltando la Sua voce attraverso lo Spirito che ci parla tramite la Parola.
Esempio Pratico: Invece di lanciarsi in un'iniziativa frenetica, il credente guidato dalla grazia e dallo Spirito Santo trascorre tempo in preghiera, chiedendo: "Signore, cosa vuoi che faccia io oggi? Qual è il tuo piano per questa situazione? Qual è la tua tempistica?" Potrebbe essere che Dio lo chiami a un'azione apparentemente piccola e insignificante agli occhi umani – una parola di incoraggiamento a un collega, un atto di gentilezza verso un vicino, o semplicemente stare in silenzio e pregare per una situazione. Queste azioni, pur non essendo "grandi" o "visibili" come l'olocausto di Saul, sono profondamente ubbidienti e, proprio per questo, cariche della potenza e della benedizione di Dio, portando un frutto duraturo.
La "Ghiandola Tiroidea Spirituale": Regolare l'Obbedienza
Potremmo paragonare la nostra capacità di obbedire nel Nuovo Patto a una sorta di "ghiandola tiroidea spirituale" che regola il nostro metabolismo spirituale. Quando siamo pieni di Spirito Santo (Efesini 5:18), attraverso la preghiera costante e la meditazione della Parola, questa "ghiandola" funziona in modo ottimale. Regola la nostra energia, le nostre azioni e i nostri desideri, allineandoli alla volontà di Dio. Se non siamo "ripieni di Spirito", questa "ghiandola" è ipoattiva, e tendiamo a cadere nell'attivismo frenetico o nell'indifferenza.
La lezione di Saul nel Nuovo Patto diventa dunque un richiamo a:
- Non confondere la libertà della grazia con la libertà di agire senza direzione divina. La grazia ci libera dal peso della legge per renderci liberi di obbedire volontariamente all'amore di Dio.
- Dare priorità all'ascolto costante e dettagliato dello Spirito Santo. Egli ci rivela la volontà di Dio attraverso la Parola e ci guida nel suo adempimento.
- Comprendere che la vera "performance" è la sottomissione. Non si tratta di fare grandi cose per Dio, ma di fare la Sua cosa, nel Suo modo e nel Suo tempo.
La storia di Saul non è un'eccezione del Vecchio Testamento, ma un principio eterno. La benedizione e l'influenza del nostro "regno" – la nostra vita e la nostra eredità spirituale – dipendono intrinsecamente dalla nostra obbedienza dettagliata alla voce di Dio, una voce che il Nuovo Patto ci rende ora accessibile e vivificante attraverso la potenza dello Spirito Santo.
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